martedì 9 aprile 2013

ATTACCHI DI PANICO: COME AIUTARE UN AMICO CHE NE SOFFRE


Ciao a tutti e ben ritrovati nel mio blog. 
In questo post, vorrei parlarvi di attacchi di panico ed in particolar modo di come potreste aiutare un amico o una persona vicina a voi che ne soffre.
Ovviamente io non sono uno psicologo, scrivo questo post basandomi su esperienze personali visto che soffro di attacchi di panico da ormai due anni, quindi dividerò il post in tre fasi spiegandovi per ognuna in che modo potreste offrire il vostro aiuto.

-FASE 1: L’ACCETTAZIONE
La maggior parte delle persone a cui viene diagnosticato l’attacco di panico tende a non crederci, si pensa di avere qualcosa di grave, che può essere un tumore o la sclerosi multipla ad esempio; oppure, nella maggior parte dei casi, un problema al cuore essendo che uno dei sintomi dell’attacco di panico è proprio la tachicardia.
Dunque il vostro primo compito e fargli accettare che si tratta di questo, allontanando tutti i dubbi che deviano la sua attenzione su qualcos’altro.
Per convincerlo, accompagnatelo a fare tutti gli esami necessari di modo che possa convincersi che non ha nessun altro tipo di malattia.


-FASE 2: LA CONVINZIONE
Purtroppo, la convinzione di chi soffre di attacchi di panico è che tutto ciò presto sparirà da solo, ma non è così, e più tardi si comincia a curarli e peggio è, essendo che tendono a peggiorare con l'avanzare del tempo.
Per combattere questa malattia ci si deve affidare ad uno psicologo, o quanto meno fare una prima seduta per capire se si ha bisogno di fare un percorso psicoterapeutico.
Molto spesso la psicoterapia consiglia di rivolgersi parallelamente ad uno psichiatra, in quanto solo quest’ultimo è in grado di prescrivere farmaci se necessario.
L’uso di psicofarmaci (pur sempre in maniera moderata), permette di avere un piccolo supporto almeno durante il primo periodo di psicoterapia.
Molte persone, hanno paura di assumere psicofarmaci, perché pensano che possano avere chissà quale effetto sulla loro mente, ma credetemi, girano molto leggende su di essi.
Ad ogni modo, quando un medico inizia a somministrarli, parte da una dose molto bassa, di modo che il farmaco possa essere interrotto nel caso dovesse insorgere qualsiasi tipo di problema.


-FASE 3: ESSERE PRESENTI
Le persone che soffrono di attacchi di panico, dopo un po’, tendono a chiudersi in casa o comunque ad isolarsi dal resto del mondo; quando gli si chiede di uscire inizieranno a dire sempre di no, per poi alla fine smettere di cercarvi.
Dovrete insistere per fare uscire di casa il vostro amico, o quanto meno andare a fargli compagnia a casa; fategli capire che ci siete per lui, fate il possibile per evitare che si chiuda in casa con la paura di uscire, poiché se succede ciò la cosa si complica ulteriormente.


Ecco, questi erano i tre consigli che volevo darvi riguardo agli attacchi di panico.
Spero di esservi stato utile, e per qualsiasi domanda a riguardo contattatemi pure.

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lunedì 1 aprile 2013

CARA MAMMA (aprile 2013)

Sono passati 13 anni da quando te ne sei andata.
Dicono che il tempo aiuti a dimenticare, ma non è così: alcune ferite nemmeno il tempo può rimarginarle.
In questi 13 anni sono cresciuto, sono diventato un uomo, e spero che ovunque tu sia riesca ad essere orgogliosa della persona che sono diventato.
Ci sono alcune cose che non ricordo di te: ad esempio non ricordo il tuo profumo, ma ricordo le ore passate in macchina ad ascoltare gli 883; ricordo quando di notte avevo gli incubi e mi infilavo nel lettone con te, lì mi sentivo protetto da qualsiasi cosa; ricordo l'amore che ogni giorno donavi a me e a mio fratello.
Sai, tutte le volte che una persona mi dice che ti assomiglio in qualcosa o che in qualche modo gli ricordo te ne sono veramente felice, questo può voler dire solo una cosa: tu hai lasciato qualcosa di te dentro di me, ed è qualcosa che non può essere cancellato.
Ovunque tu sia in questo momento ti mando un bacio,  e spero che continuerai a vegliare su di me come hai sempre fatto.
Ciao Mamma

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